Pensieri
LE NOZZE DI CANA (Gv 2, 1-11)
Una pagina di Vangelo sorprendente: l'inizio dei segni di Gesù.
Comincia con una festa, una festa di nozze, un futuro di vita nuova che si apre e che da subito, duante la festa stessa, mostra inciampi possibili: il vino non basta.
Quel rosso liquido che scendendo nel corpo lo scalda e gli dà l'ebbrezza dell'allegria, del distacco da una quotidianità pesante e banale, anche solo per poco tempo, è venuto a mancare troppo presto, prima ancora che la festa terminasse e gli invitati, sazi e soddisfatti, se ne siano andati.
La festa rischia di terminare in malo modo; l'unico ricordo degli sposi e degli invitati potrebbe essere la mancanza finale. Maria se ne accorge, lo comunica al figlio, che comprende il segreto legame della madre con lo Spirito e per questo agisce: lo Spirito che abita la madre e il figlio vuole aprirsi a tutti quelli che partecipano alla festa, vuole che la festa sia bella fino in fondo, che nessun ricordo amaro funesti l'inizio di un futuro diverso.
E così si compie il dono: il vino finale è il migliore, il più buono, quello che altri avrebbero servito per primo e che Gesù ci fa trovare per ultimo.
Mi piace pensare alle nozze di Cana come un invito a nozze anche per noi, che la vita stessa sia un invito a nozze e che così dovremmo viverla: le nostre nozze, quelle di altri, tutti insieme in una grande festa dove il vino, ciò che di grato ci viene dato, allenta le tensioni, addolcisce gli animi, rende il tempo amabile e gioioso: il vino, rosso come il cuore, come l'amore appunto.
Ma la notizia più bella di questa pagina è che il meglio arriva quando non te lo aspetti, quando la festa sta per estinguersi e tutti stanno per salutarsi: proprio in quel momento ci viene porta l'offerta più grata, la gioia più piena: non lo sapevamo, non lo sospettavamo neanche lontanamente, ma è proprio lì che il meglio si compie: alla fine.
Proviamo a ricordarcelo.
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