domenica 16 febbraio 2025

 

  Pensieri

 

Chiesa del Santo Volto a Torino

Un doveroso omaggio

 


 Chiesa del Santo Volto a Torino, oggi ore 9 circa, poca gente in attesa della messa.

Mi siedo, sistemo il cellulare perché non disturbi e poi, mentre il coro fa le sue prove, mi guardo intorno.

Non è la prima volta che partecipo qui alla messa, da circa tre anni è questa la nostra chiesa di riferimento, vicina a dove abitiamo.

Ne avevamo già apprezzato l’architettura esterna, che si fonde con l’archeologia industriale della zona e pare vegliata dal grande dinosauro ferrato stagliato sopra il Parco Dora: un progetto ardito dell’architetto Mario Botta, indicativo del cammino necessario alla Chiesa contemporanea: cercare e trovare forme adeguate al mondo contemporaneo, anche mettendo in campo risorse importanti, perché l’arte ha una funzione profetica che va salvaguardata, come ha ricordato anche papa Francesco nel Giubileo degli artisti.

Ma oggi, nella pausa di tempo che ho potuto gustare, l’interno della chiesa mi è finalmente apparso in tutta la sua meraviglia.

Gli arredi, scarni e spartani, lasciano completamente spazio alla luce irrorata dalla cupola in grandi raggi e, mentre lo sguardo segue il dinamismo delle luci e delle ombre, emergono una alla volta le forme geometriche solide e piane che ne compongono la struttura: piramidi parallelepipedi sfere e semisfere cilindri e cubi, rettangoli cerchi triangoli e quadrati si diffondono in tutti gli spazi della chiesa, alternandosi e richiamandosi in una sinfonia di misure. Si rivela così un linguaggio armonioso, che richiama inevitabilmente le geometrie di cui si compone la natura, le stesse che prendono vita nel nostro corpo e che si moltiplicano nello spazio siderale in cui viaggiamo verso un destino solo intuito.

Questo cosmo di cui siamo parte e che noi stessi siamo si specchia nel lucido tabernacolo a destra dell’altare. Lì il celebrante o il ministrante, prima di prendere le ostie che vi sono conservate, vede il proprio volto riflesso, volto di uomo o di donna, volto sacro come quello che si trova sul fondo della chiesa.

La danza delle geometrie rapisce la mente e lo spirito, si fa contemplazione e preghiera di lode per questo inaudito legame fraterno fra le nostre geometrie e quelle degli oggetti delle piante delle persone che con noi partecipano al gesto liturgico della messa, immersi in una creazione architettonica che si fa, con noi, liturgia cosmica.

Un’esperienza bellissima. 

 

 

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