giovedì 10 novembre 2022

 

Pensieri



Immagine, immaginario, immaginazione


 


Abbiamo parlato di esperienza e di immagini e abbiamo detto che esiste tra i due un legame imprescindibile.

Esiste quindi un mondo dell’esperienza e un mondo delle immagini? Sono diviso in me stesso, come “immaginava” il buon vecchio Cartesio?

Personalmente credo di no.

Le immagini sono il modo stesso di esistere del mio pensiero. Non parlo qui delle figure determinate che mi costituiscono nel corso della vita e che sono una particella del molteplice configurarsi delle forme che la mia immaginazione produce. Dico che la costituzione dell’essere umano è fondamentalmente immaginativa, cioè che l’uomo non esiste in quanto tale se in qualche misura non mette in atto la sua immaginazione, costituendo un immaginario attraverso il quale si rende capace di agire, di protendersi oltre sé nella complessità di ciò che esiste.

L’immaginazione è quindi una facoltà originaria del genere umano, che ci permette di far sì che ciò che non è noi diventi parte di noi e in tal modo di operare su di esso, trasformandolo nel nostro logos-corpo: le grotte dipinte dai primitivi ci dicono che prima della caccia al mammut era necessario che gli uomini la immaginassero, così da poter attingere ad una potenza che permetteva loro di espandere il loro logos-corpo oltre il mero lasciarsi vivere finché morte non giungesse.

Anche i riti che noi mettiamo in atto non sono che socializzazioni di un immaginario che la nostra immaginazione ha prodotto per stare al mondo e che restano stabili nella misura in cui rispondono a bisogni profondi e condivisi.

Ma l’immaginazione, mi si obietterà, non è qualcosa di vacuo e inconsistente, non reale?

Ecco, è proprio questa convinzione che vorrei superare e vedremo man mano alcune conseguenze che questo comporta.

Immaginare non vuol dire fantasticare. Questo secondo termine ha la stessa radice della parola “fantasma”, apparizione di qualcosa che non può più essere viva nel mondo cosiddetto “reale”, la larva di qualcosa che era. La fantasia quindi, secondo me, mette in opera un’inconsistenza, ciò che non è realizzabile: è in questo senso che viene combattuta dagli spirituali, per esempio da santa Teresa di Gesù nel libro della Vita.

L’immaginazione invece, lo stiamo dicendo, ha la precisa funzione di trasformare ciò che esiste in dimora del logos-corpo che noi siamo, una funzione conoscitiva e creativa, di trasmutazione unitiva tra noi e ciò che noi non siamo.

L’immaginazione è un potere dell’essere umano su sé stesso e su ciò che esso non è.

Ma il potere viene sempre esercitato concretamente da qualcuno per qualche scopo, che non è sempre una buona vita per tutti nel miglior mondo possibile.

A volte l’esercizio dell’immaginazione diventa un corpo a corpo di visioni della vita estremamente contrastanti, di cui è necessario prendere coscienza: non lo posso fare se non mi rendo conto della consistenza vitale che ogni immaginario che abito può avere sulla qualità della mia esistenza.

Farò un esempio, che può sembrare particolare, ma ci introduce nel pensiero che vorrei man mano svolgere.

Sappiamo tutti che sant’Antonio abate e, più vicino a noi, san Pio da Pietrelcina, hanno combattuto con il demonio. Qualcuno dice che le visioni che avevano erano frutto della loro fantasia, di menti particolarmente provate dai sacrifici e indotte dalla propria cultura a pensare le esperienze intime difficili come “demonio”: sta di fatto però che questi uomini percepivano questo “demonio” come un corpo esistente, come qualcuno che cercava di indurli a commettere azioni che essi ritenevano indegne. Essi hanno lottato con questo logos-corpo che li contrastava, non soltanto con la mente ma anche fisicamente, perché l’immagine che essi vedevano, con cui parlavano e che li spingeva ad azioni abiette, era reale. Sono note le testimonianze delle lotte furibonde di padre Pio col demonio, che venivano udite anche dai suoi confratelli e che lo lasciavano stremato: dei veri corpo a corpo.

Che non fossero fantasie lo mostra il fatto che effettivamente la vita dei due uomini è stata cambiata da questi incontri, dai quali essi hanno appreso come agire per guardarsi dal male e bene agire.


Possiamo ora intuire l’importanza dell’immaginazione, che è la potenza fondamentale del nostro logos-corpo: impariamo a conoscerla.


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