Immagin-azione
Racconti della soglia
AMICI
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“Prendila!
Prendila!”
“No! Lasciala! Va! Va!”
Rametti di betulla
con vele di foglie scendevano veloci sulla corrente trasparente ,
mentre ciottoli parevano nel riverbero del mezzogiorno anche le dita
nude dei piedi.
Le vesti annodate sulle cosce s’afflosciavano
pesanti d’acqua sulle gambe magre e lustre, incredibilmente bianche
nella luce sfolgorante.
Le teste erano calde come pane appena
sfornato sopra il fiume gelido e nel cielo di cobalto nessuna nuvola
osava affacciarsi.
Erano soltanto due, ma il cicaleccio continuo
delle voci riusciva a sovrastare il rombo dell’acqua che apriva
nuovi cunicoli per il viaggio improvvisato tra frasche e
sassi.
D’improvviso, quando il sole fu esattamente sopra le
loro teste, zittirono di colpo.
Si guardarono intorno,
stupiti.
Era lo stesso mondo, ma non era più lo stesso.
Le
barchette continuavano a scivolare in giravolte giocose, mentre tra
le fronde si sentivano i richiami degli uccelli al riparo
nell’ombra.
I rami più alti degli alberi ondeggiavano
leggermente nella calura e si intravedevano, tra l’erba alta e i
terrapieni, i muri di massi grigi e i tetti rossi del paese poco
distante.
Si fissarono, col fiato corto per la meraviglia, e
quasi non si riconoscevano, se non per un brillìo negli occhi che li
faceva da sempre complici e amici.
Si sedettero allora sulla
riva, per tutto il tempo che restava fino al tramonto; poi si presero
per mano, infilarono le scarpe e, davanti alle case, si salutarono
con un abbraccio e un bacio.
“Arrivederci!”
“Arrivederci!”
Non si incontrarono più, o almeno così sembrava.
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