Sentieri
Italo Calvino: scrittore fantasy?
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Nel 1973 Einaudi pubblica “Il castello dei destini incrociati”, un libro in due parti: Il castello dei destini incrociati e La taverna dei destini incrociati, in cui lo scrittore Italo Calvino si lascia ispirare dalle 21 carte che compongono l'antico gioco di carte dei Tarocchi, che vengono riprodotte all'interno della narrazione.
La fiction introduce un viaggiatore che si smarrisce in una foresta e finalmente può trovare rifugio in un castello, che mostra però subito alcune particolarità, tra cui il fatto che i commensali radunati intorno alla tavola sono tutti impediti nel parlare, sono muti, così come diventa tale anche il viaggiatore appena entra nel castello. La brigata, che per diverse vicende si è trovata radunata nei due luoghi che formano la cornice della vicenda, sente però la necessità di comunicare e trova nel mazzo di Tarocchi sparso sul tavolo un mezzo attraverso il quale può far intuire le diverse vicissitudini dei componenti. E' attraverso le immagini dei Tarocchi che ciascuno cerca di narrare e interpretare la propria e altrui storia, in un intrecciarsi e incrociarsi di immagini e destini. Il quadrato dei Tarocchi diventa l'infinito e labirintico generatore di narrazioni che si aggrappano alle memorie anche letterarie per dare forma a racconti sempre incompleti, sempre attraversati dalle vite altrui, in una fantasmagoria di citazioni, invenzioni e raccordi improbabili suscitati dalla osservazione delle forme rappresentante dalle carte.
E' palpabile in queste pagine la fecondità dei rimandi letterari, che diventano fonte di nuova ricchezza espressiva e fucina di immagini ancora da creare. Nelle “Tre storie di follia e distruzione”, per esempio, vi è la straordinaria ripresa della preparazione del brodo micidiale nel calderone delle streghe, di cui si parla nella tragedia shakespeariana “Macbeth” (atto III scena II), messa in relazione con le carte dei Tarocchi:
“...e l'usurpatore apprenderà che Macduff, nato da un taglio di spada è colui che con un taglio di Spada gli taglierà la testa. E così come trova un senso la sinistra congiunzione di carte: Papessa o fattucchiera profetante, Luna o notte in cui tre volte miagola il gatto tigrato e grugnisce il procospino, e scorpioni rospi e vipere si lasciano acchiappare per il brodo, Ruota o rimestìo del gorgogliante calderone in cui si disfano mummie di maliarda, fiele di capra, pelo di pipistrello, cervello di feto, trippe di puzzola, code di scimmie scacazzanti, allo stesso modo i segni più insensati che le streghe impastano nel loro intruglio un senso che li confermi presto o tardi finiscono per trovarlo anche loro e ti riducono, te e la tua logica, in poltiglia.” 1
In uno dei capitoli precedenti, “Storia della foresta che si vendica”, alla luce delle carte del Giudizio e della Torre, il linguaggio disegna una realtà di stampo apocalittico, che richiama, soprattuto nell'immagine finale, scene divenute oggi consuete nella saghe fantasy di ogni genere
...Le macchine che da tempo sapevano di poter fare a meno degli uomini, finalmente li hanno cacciati; e dopo un lungo esilio gli animali selvatici sono tornati a occupare i territori strappati alla foresta: volpi e martore allungano la soffice coda sui quadri di comando costellati di manometri e leve e quadranti e diagrammi; tassi e ghiri si crogiolano sugli accumulatori e sui magneti. L'uomo è stato necessario: adesso è inutile. Perchè il mondo riceva informazioni dal mondo e ne goda bastano ormai i calcolatori e le farfalle. Così si conclude la vendetta delle forze terrestri scatenate in scoppi a catena di trombe d'aria e di tifoni. Poi gli uccelli, gia dati per estinti, si moltiplicano e calano a stormi dai quattro punti cardinali con uno stridio assordante. Quando il genere umano rifugiato in buche sotterranee prova a riemergere, vede il cielo oscurato da una fitta coltre d'ali. Riconoscono il giorno del Giudizio com'è rappresentato nei tarocchi. E che d'un'altra carta s'avverava l'annuncio: verrà il giorno in cui una piuma butterà giù la torre di Nembrotte. 97/142
E' certo azzardato parlare di Italo Calvino come uno scrittore fantasy, ma i meccanismi della narrazione che vengono esposti e l'uso spregiudicato della fantasia che li accompagna, ne fanno un precursore, un padre nobile, a cui gli odierni narratori possono ancora riferirsi, per far sì che la loro innegabile creatività non venga irretita nelle maglie di un mercato che mira ad offrire un prodotto che soddisfi i gusti, a volte deteriori e perversi, dei lettori.
Da Calvino impariamo a muoverci nei meandri a volte oscuri del nostro labirinto interiore e in quello altrui, creando con le parole, con una narrazione ricca di rimandi e variegata nella forma, dei percorsi del pensiero che ci rendano parte integrante di quella natura da cui rischiamo di essere scacciati e che vengono narrati con la inesauribile risorsa delle immagini, della fantasia.
1I. Calvino, Il castello dei destini incrociati, ebook Mondadori, 132/142.
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