sabato 18 marzo 2023

Pensieri

 

Sapiens?



#homosapiens #cyborg #futuro #anima #loredanamaliaceccon #sentieridellogos.blogspot.com

La domanda intorno all’anima pone l’obbligo di riflettere intorno al complesso anima-mente-coscienza, che da sempre è stato messo in relazione non solamente con gli esseri umani ma anche con la natura nella quale sono immersi.

Prima di mettere mano a questa tematica, che ha avuto un notevole sviluppo in relazione anche alla neurologia, alle biotecnologie, ai progressi della fisica quantistica e dell’AI, l’intelligenza artificiale, vorrei però riflettere sullo sfondo storico in cui essa si pone.

Per far questo prenderò in considerazione un testo del 2019 di Yuval Noah Harari, storico e saggista israeliano: Sapiens. Da animali a dei. Breve storia dell’umanità1.

Suddiviso in quattro parti, il presupposto sotteso al testo è che l’attuale Homo Sapiens sia il frutto evolutivo derivato da quattro fattori inconfutabili: Rivoluzione cognitiva, Rivoluzione agricola, Unificazione dell’umanità, Rivoluzione scientifica.

Nei venti capitoli che lo compongono viene narrata la fantasmagorica avventura che ha condotto uno degli animali presenti nel mondo ancestrale a prendere potere praticamente su tutto il globo, con conseguenze spesso devastanti per le altre creature presenti, e a slanciarsi addirittura verso lo spazio. La comparsa della funzione immaginativa, con la riflessività e la progettualità che ne conseguono, ha avuto un ruolo determinante nel permettere all’essere umano di conseguire obiettivi grandiosi. Di contro, una natura vecchia di quattro miliardi di anni è stata alterata nel corso degli ultimi diecimila anni dall’azione costante dell’Homo Sapiens sulle sue strutture originarie: i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Nonostante scoperte scientifiche rivoluzionarie abbiano cambiato in molti modi la modalità di interazione degli esseri umani con il mondo che li circonda, quella che fino ad ora non è stata toccata è la struttura stessa dell’uomo: gli interventi che si sono operati hanno mirato a semplificare le sue fatiche e a curare molti dei suoi problemi sanitari, ma senza modificarlo in modo sostanziale.

Negli ultimi decenni però sta accadendo qualcosa di completamente inaspettato:

Nei laboratori di tutto il mondo gli scienziati stanno progettando esseri viventi. Essi infrangono impunemente le leggi della selezione naturale, indifferenti anche alle caratteristiche originali di un organismo.2

Harari cita a questo proposto il coniglio fluorescente voluto dall’artista Eduardo Kac e realizzato in laboratorio. Ma vi è anche il tentativo di sostituire la selezione naturale con un “disegno intelligente” di selezione e sviluppo che:

potrebbe avvenire in uno di questi tre modi: attraverso la biotecnologia, l’ingegneria biomedica (i cyborg sono esseri che combinano parti organiche con parti non organiche) e l’ingegnerizzazione degli esseri non organici.3

Le problematiche relative all’etica e alla politica hanno rallentato la ricerca in questo senso ma:

Non importa quanto possano essere convincenti le argomentazioni etiche: è difficile immaginare che riusciranno ancora a lungo a impedire il passo successivo, specialmente se in gioco c’è la possibilità di prolungare indefinitamente la vita umana, di sconfiggere malattie incurabili e di accrescere le nostre capacità cognitive ed emotive.4

Uno degli aspetti inquietanti di questi studi in via di sviluppo:

riguarda il tentativo di creare un’interfaccia cervello-computer diretta e a doppio senso che consentirebbe a un calcolatore di leggere i segnali elettrici di un cervello umano, trasmettendo simultaneamente segnali che possano essere a loro volta letti dal cervello.5

Potrebbe quindi essere possibile un intervento rivoluzionario direttamente sul cervello umano e sui suoi interfacciamenti con i computer, tale da alterare in modo irreversibile le nostre capacità:

Abbiamo grandi difficoltà ad accettare il fatto che gli scienziati potrebbero programmare tanto le anime quanto i corpi, e che i futuri Frankenstein sarebbero quindi in grado di creare qualcosa di veramente superiore a noi: una creatura che ci guarderebbe con la stessa condiscendenza con cui noi guardiamo i Neanderthal.6

Lo scenario composto da Harari è decisamente inquietante per il nostro futuro e soprattutto per il futuro della nostra specie, l’ Homo Sapiens.

Lo scrittore non fa mistero di ritenere che certamente essa sia destinata ad essere superata da una specie superiore ma, seguendo il criterio evolutivo, questo non dovrebbe avvenire repentinamente; negli stadi intermedi è possibile operare affinché l’evoluzione prenda una strada piuttosto che un’altra: dipende da noi decidere che cosa vogliamo e metterne in atto le conseguenze.

La possibilità divina di creare e di distruggere, che faremo progredire sempre più attraverso la scienza, può far immaginare che siamo più vicini ad essere dèi che esseri umani: ma degli dèi confusi e capricciosi come possono agire sul mondo che li circonda?

[…] nonostante le cose sorprendenti che gli umani sono capaci di fare, restiamo incerti sui nostri obiettivi e sembriamo scontenti come sempre. Siamo passati dalle canoe alle galee, dai battelli a vapore alle navette spaziali, ma nessuno sa dove stiamo andando. Siamo più potenti di quanto siamo mai stati, ma non sappiamo che cosa fare con tutto questo potere. Peggio di tutto, gli umani sembrano più irresponsabili che mai. Siamo dèi che si sono fatti da sé, a tenerci compagnia abbiamo solo le leggi della fisica, e non dobbiamo rendere conto a nessuno. Di conseguenza stiamo causando la distruzione dei nostri compagni animali e dell’ecosistema circostante, ricercando null’altro che il nostro benessere e il nostro divertimento e per giunta senza essere mai soddisfatti. Può esserci qualcosa di più pericoloso di una massa di dèi insoddisfatti e irresponsabili che non sanno neppure ciò che vogliono?7

La domanda che conclude il testo di Harari ci interpella direttamente, chiedendoci di riflettere sulle scelte che mettiamo in atto, non soltanto come individui, ma come specie umana. Si tratta non soltanto di progredire nella scienza, ma di immaginare il futuro che ci aspetta, anzi il futuro che vogliamo.

Ma che ne è della nostra anima in questa ampia panoramica storica proposta da Harari?

L’uomo appare un essere sottoposto alle esigenze dell’evoluzione, che possono portarlo addirittura oltre sé stesso senza che sia possibile porre un argine efficace a questo superamento; l’immaginazione viene descritta come una capacità di finzione tanto potente da creare una religione, una comunità di credenti in qualcosa di non esistente, secondo Harari, ma potentemente unitiva verso un obiettivo condiviso.

Che cosa dunque dobbiamo volere? Harari pare proporci di immaginare un legame di tipo religioso tra gli esseri umani: ma su che cosa fondarlo, se l’unico dio veramente onnipotente nel disegno descritto dal nostro autore è l’Evoluzione?

Forse per poter immaginare un futuro umano è necessario sì rendersi conto che le immaginazioni sono finzioni ma anche che esse hanno una funzione di verità intrinseca: esse rimandano ad altro , a ciò che non è comprensibile all’interno di un linguaggio scientifico definitorio e mirato ad obiettivi evolutivi: vi è una gratuità intrinseca nell’esistenza, nel fatto di vivere, che supera in valore qualsiasi conseguimento scientifico che ne alteri la possibilità; lo scandalo che le guerre suscitano in noi scaturisce da questo fatto originario: la vita è il nostro bene primario ed è proprio su questo che dovremo riflettere. Dobbiamo mantenere aperta la domanda sul mistero della sua origine: anche se in laboratorio riusciamo a riprodurla lo facciamo in base a un già dato, a qualcosa di cui non siamo noi i creatori; la materia stessa contiene un mistero di cui non saremo mai totalmente padroni, e la morte, seppure ritardata, non sarà cancellata. Ma quale vita ci attende? Che senso ha vivere attaccati a delle macchine? Siamo sempre noi quelli che dipendono da un computer per sopravvivere o la nostra mente sarà così alterata da questa esperienza che dovremo inventare nuove categorie per pensarci? Che dire allora dell’anima? È qualcosa di immaginato anch’essa, ed è quindi una finzione consolatoria, o è una forma di conoscenza di noi stessi che percepiamo come indiscutibile, tale che supera qualsiasi limitato dato scientifico e su cui possiamo basarci nel nostro modo di esistere? Ma, in tal caso, riguarda solo gli esseri umani o l’intera creazione è coinvolta in questa conoscenza?

Domande aperte, sulle quali continueremo a riflettere.

1 Y. N. Harari, Sapiens Da animali a dei. Breve storia dell’umanità, Giunti/Bompiani, Firenze 2019

2Ivi, 380.

3Ivi, 381.

4Ivi, 385.

5Ivi, 388

6Ivi, 394.

7Ivi, 397.

 

Nessun commento:

Posta un commento

cosa ne pensi?

iniziamo

  Immagin-azione   NO.FA.V.   Teresa era una brava traduttrice, anzi bravissima.  Aveva studiato quattro lingue e ogni quattro anni...