lunedì 27 novembre 2023

 

Immagin-azione


ARBOREI

Un bizzarro Pentacolo a Torino

Libro secondo1




Dal capitolo 14

Scampato Pericolo! Le emozioni di Romualdo


[…] Man mano che si avvicinava Romualdo sentiva nell’addome, all’altezza del plesso solare, una specie di morsa che lo attanagliava, togliendogli quasi il respiro. «Non...non...ce...la faccio!», riuscì a emettere quasi sbavando, mentre si portava una mano sullo stomaco. Omonio si fermò di colpo, sul ramo di un albero di fronte al Santuario. «Stai scherzando? Tua nipote morirà, morirà, hai capito, se tu non completi il suo percorso! È questo che vuoi?». «No, no, andiamo.», bisbigliò Romualdo, che era diventato quasi cianotico. Omonio aprì leggermente il suo corno e lo mise sotto le narici di Romualdo, mentre questi sembrava annaspare cercando di respirare. Passò un lungo momento e finalmente un po’ di colore ritornò sul viso di Romualdo. «Andiamo, svelto!», mormorò verso Omonio con una grande urgenza nella voce. L’aroma del balsamo dei Nepentes lo aveva rinfrancato e si era reso conto che fino a quel momento tutto in lui era rimasto chiuso, come bloccato da un rigido cancello di ferro che non lasciava passare le emozioni. Certo, voleva bene ai nipoti, ai figli, alla moglie, ai suoi parenti, ma era quasi un bene imparato dai discorsi o a scuola, come una lezione ben appresa che cercava di mettere in pratica ma che non toccava se non minimamente il suo Segreto Dentro, che era saldamente sbarrato e protetto da spine e rovi contro attacchi emotivi di qualsiasi tipo. Lo aveva chiuso da molto tempo, dalla sua infanzia infelice, sballottata tra una madre che non lo aveva desiderato, ma col pretesto dell’amore lo voleva manipolare, e un padre che lo amava moltissimo ma non aveva la forza di imporsi e opporsi alle manovre della moglie. Lui in mezzo sentiva le parole, ma anche le emozioni, dei genitori, le proprie e di chi lo circondava. Una sensibilità acutissima faceva sì che sentisse ciò che gli altri provavano ancora prima che lo manifestassero con gesti e discorsi e poiché spesso vi erano rancore, aggressività, insoddisfazione, paura e disprezzo, queste emozioni gli si imprimevano dentro facendolo soffrire come se fossero rivolte a lui, come se fosse lui il responsabile della catastrofe che stava per abbattersi sulla sua famiglia, del fallimento di ogni progetto che alla fine avevano tutti dovuto constatare. Gli adulti non sapevano, non capivano che lui sapeva, sapeva tutto di loro, e che si sentiva debole e impotente ma cercava di farsi forza. Quando però avevano dovuto fuggire dalla terra dove speravano di costruire il loro futuro, Romualdo aveva deciso che non avrebbe più sofferto, che avrebbe vissuto come poteva, meglio che poteva, ma senza farsi scalfire più di tanto da tutta quella gente che non sapeva fare altro che gettarsi addosso reciprocamente dei pesi insopportabili. E così era stato. Il Segreto Dentro se ne stava rincantucciato in un angolo di Romualdo, zitto e muto, quasi addormentato, circondato da una robusta e inscalfibile cancellata, mentre lui piano piano si faceva strada nel mondo, nonostante tutto: gli studi, il lavoro, la famiglia...Era riuscito a fare tutto e poteva dirsi soddisfatto, ma non era così. La moglie, Lalil, si era resa conto di ciò che stava così severamente nascosto dentro Romualdo, ma non voleva forzarlo e così si era accontentata di quel poco di sé che lui riusciva a darle. Cioè, non era poco: Romualdo dava tutto sé stesso, ma in quel tutto mancava sempre ciò che teneva costantemente chiuso nelle segrete più intime della sua interiorità e così restava sempre un leggero sapore di estraneità, di lontananza, di non condivisione, anche nei momenti più familiari ed intimi.

Ecco, ora Romualdo se ne stava rendendo conto e si accorgeva che il suo Segreto Dentro si stava alzando dal cantuccio buio e si dirigeva verso le sbarre del cancello: voleva uscire! Ma Romualdo resisteva con tutte le sue forze, lo respingeva spingendolo con le mani e coi piedi, mentre quello pareva diventare sempre più forte man mano che si avvicinavano al Santuario. Sembrava che dalla mano di Omonio passasse una specie di corrente che lo andava ad alimentare, facendolo crescere e svilupparsi recuperando tutto il tempo perduto. Invano Romualdo aveva cercato di sfilare la propria mano da quella di Omonio: la sua stretta era delicata, ma ferma e decisa e non gli permetteva di sfuggire, così che il suo Segreto Dentro era quasi arrivato al punto di incrinare le sbarre, nonostante la strenua difesa di Romualdo. Era quello il momento in cui la fitta al plesso solare gli sembrava lo avrebbe ucciso e si era arreso. Sì, era morto; in quel momento era morto e il respiro era mancato in lui. Il Romualdo di prima era stato vinto, battuto dal suo Segreto Dentro ed ora le emozioni si riversavano in lui come una marea, come un fiume in piena, squassandolo e dilaniandolo come animali feroci: tutta la sua esistenza si riversava su di lui carica dei sentimenti, delle emozioni che aveva rifiutato e in pochi istanti venne avvolto da flutti impetuosi contro i quali non poteva fare più niente […].

1L.A. Ceccon, Arborei. Un bizzarro Pentacolo a Torino. Libro secondo, Youcanprint, Lecce 2023, 104-107.

 #arborei #fantasy #segretodentro #loredanamaliaceccon  #sentieridellogos.blogspot.com

 

Nessun commento:

Posta un commento

cosa ne pensi?

iniziamo

  Immagin-azione   NO.FA.V.   Teresa era una brava traduttrice, anzi bravissima.  Aveva studiato quattro lingue e ogni quattro anni...