domenica 27 novembre 2022

 

Sentieri


Il re-incanto nel  mondo

 

 



#stefaniaconsigliere #favoledelreincanto #loredanaamaliaceccon  #sentieridellogos.blogspot.com

Questo libro è dedicato a chi ha avuto una volta sentore di un altro mondo fuori dalle mura, di un diverso stato del tempo, dei passati e dei futuri costeggiati e persi, di un con-divenire gentile e, da allora, non ha smesso di averne nostalgia.1

Un libro dedicato a molti di noi, scritto in tempo di Covid da una persona che, prima di mettersi in gioco nel tentativo di elaborare alternative di umanità possibile, ha dedicato molto del suo tempo a studiare, osservare, condividere la comune umanità in cui ci troviamo immersi.

Stefania Consigliere è nata a Genova nel 1969. È ricercatrice in antropologia presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Genova, dove insegna Antropologia e Antropologia dei sistemi di conoscenza e coordina il Laboratorio Mondi Multipli. Vi sono ormai molti articoli e testi con taglio accademico scritti da questa donna, cui il nome di “ricercatrice” si attaglia perfettamente.

La sua ricerca riguarda propriamente la cosiddetta “natura umana” e i processi attraverso i quali gli esseri umani sono arrivati ad essere come sono; ma la curiosità di studiosa si unisce alla consapevolezza di essere parte di quella stessa umanità che mette sotto osservazione, di non potere/volere sottrarsi ai sentimenti e alle emozioni sui quali il pensiero si radica e dai quali spesso ha origine.

Ma come dire questa complessa matassa con cui la nostra stessa vita si fa e si disfa continuamente?

Per farlo la Consigliere sceglie di entrare nel territorio della narrativa, anzi della narrativa favolosa, quella che gioca con immagini esperienze simboli e incantamenti per attirarci dentro un mondo inconsueto, inaspettato, che rompe i nostri schemi abituali e ci educa al possibile, al difforme, allo straordinario, all’inconsueto, a ciò che è altro, ad una diversa lettura dei soliti luoghi comuni.

Il mondo che si dispiega ai nostri occhi non è però “finto”, frutto di invenzione fantastica: è il mondo reale visto attraverso i suoi occhi, attenti a cogliere consonanze e dissonanze, attrazioni e repulsioni, domande senza risposte ed esperienze inaspettate.

La magia che si dispiega per noi è la sua visione del mondo, che vuole farci parte di uno straordinario desiderio: creare per noi dei percorsi, un’avventurosa navigazione, affinché si avveri la possibilità di un re-incanto, di una rinnovata meraviglia e felicità di esistere nel mondo che abitiamo.

Il libro è costruito come una danza che si sviluppa su tre figure, linee di lettura del libro, che si rimandano continuamente in un intreccio fantasmagorico e spiazzante.

La via del disincanto” raccoglie alcuni elementi di un’analisi necessaria del mondo, che ne mostra i rischi di asservimento e le tragiche perdite d’anima; “Vita tra le rovine” mostra spezzoni di vita, incontri con persone e luoghi, in cui desolazione e meraviglia si mescolano in una continua interrogazione; “Teoria del molteplice” è la narrazione in cui si addensa il cuore della narrazione, il centro intorno a cui si tesse tutto il racconto:

Molteplicità dei mondi, dei tempi, delle linee del passato e del divenire, dei modi di fare umanità, degli enti e dei paesaggi, delle intenzioni, delle forme di vita e di noi stessi. Arriva il sospetto, e a volte la rivelazione, di un cosmo vivo e vibrante, ordito di co-dipendenze e pieno di possibilità. Bandita da millenni, la metamorfosi di ripresenta sulla piazza insieme ai batteri, ai poeti, ai maghi, ai passatori tra mondi.2

In questa molteplicità, nell’accoglierla, è possibile trovare un’indicazione:

Nel liberarci dalle coazioni del mondo unico, l’incanto e il molteplice portano con sé una certa felicità, sia nella forma tracimante dell’uscita dalla stasis e del divenire nella relazione con il mondo, sia nella forma più quotidiana della riuscita, come “condizione di felicità” dell’azione, anche nel senso minimo di riuscire a vivere, a pensar, a sentire. Questa uscita dalle passioni tristi è discrimine ontologico, conoscitivo, etico.3

È però indispensabile prendere coscienza del nostro immaginario:

Nell’immaginario stanno i luoghi di negoziazione fra ciò che siamo e sappiamo e ciò che non siamo e non sappiamo, fra gli enti e le forze a cui abbiamo dato un nome e tutte le altre...Nella loro fluidità, gli enti dell’immaginario sono commutatori: possono convertire ogni segno, ogni direzione e ogni valore in qualsiasi altro...Il contatto con l’immaginario è condizione della vita stessa: l’indefinito non sta solo ai confini del mondo umano che ci accoglie, ma anche nella parte più intima di noi, dove ciò che ancora non siamo è il tropismo che muove, senza garanzie, verso un altrove solo immaginato. Forse è inevitabile che i mondi producano, nel loro incedere, una certa quantità di violenza e che questa, a sua volta, produca fantasmi. Ma se anche fosse così, c’è modo di abitare le scelte e di entrare in relazione con l’inattuato e l’impensato.4

Ci sono realtà, politiche o economiche, come per esempio il fascismo e il capitalismo, che hanno utilizzato l’immaginario in modo aberrante, per esercitare con più efficacia un potere il cui unico scopo era ottenere dei benefici per il dominante.

Quindi bisogna lasciare gli ormeggi, per avventurarsi in territori ignoti:

Se il dominio che non vogliamo si estende fino all’immaginario, allora il suo smontaggio (in noi, innanzi tutto, e poi nel mondo) richiede di saper sprofondare nel non ordinario per conoscerne le innervature e le diramazioni; per non abbandonare le cose a s stesse noi con loro. Allo stesso modo, se la felicità origina nell’immaginario, allora per andare alle sue radici bisogna avventurarsi periodicamente where angels fear to thread. La questione si gioca sui confini, sulle intenzioni, sul rapporto che uno specifico mondo umano intrattiene con il fuori e con l’altro – con la trascendenza.5

L’esperienza però può non è facile, comprende dei rischi:

Il contatto con il preindividuale è intrinsecamente pericoloso: il bello è solo l’inizio del tremendo. Ed è, per eccellenza, pharmakon, esposizione a una potenza che può prendere segno fausto o infausto a seconda dell’intelligenza di chi la sperimenta, del kairos, dell’astuzia, della fortuna. Perché sia propizio è indispensabile recuperare (e, se il caso, reinventare) la competenza nei processi trasformativi, la saggezza di chi sa accompagnare il divenire umano riconoscendovi una direzione anche nell’erranza.6

Questo, certo, non si può fare in solitudine. Diventa fondamentale, allora, mettersi in viaggio con un Portolano, una guida che possa darci delle indicazioni, segnarci delle vie possibili, spiegarci alcuni segreti. Anche questo ci fornisce la Consigliere, invitandoci a esserne fruitori ma anche co-autori, a cercare noi stessi dei percorsi e farne parte a coloro che con noi condividono l’avventura del vivere.





Consigliere Stefania

Favole del re-incanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione.

DeriveApprodi, Roma 2020.

1S. Consigliere, Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione, DeriveApprodi, Roma 2020, 8.

2Ivi, 76.

3Ivi, 80.

4Ivi, 108.

5Ivi, 124.

6Ivi, 134.

Nessun commento:

Posta un commento

cosa ne pensi?

iniziamo

  Immagin-azione   NO.FA.V.   Teresa era una brava traduttrice, anzi bravissima.  Aveva studiato quattro lingue e ogni quattro anni...