Pensieri
LEGGERE I VANGELI, CON OCCHI NUOVI
Afflitta da una razionalità onnivora e onnipresente mi sono cullata per anni nel pensiero che i racconti evangelici fossero delle elaborazioni psichiche di una relazione felice, interrotta con violenza, tra un leader religioso, Gesù, e i suoi discepoli.
Lo choc, la delusione, il dolore, hanno indotto i seguaci di questo predicatore a elaborare in modo mitico, attingendo a schemi e figure note, la loro esperienza, così che essa potesse avere un seguito, potesse continuare nonostante la scomparsa del capo carismatico.
Si trattava allora di dare una diversa consistenza alla fede, o forse meglio dire credenza, che aveva accompagnato i miei anni giovanili con l’illusione di una presenza spirituale cordialmente attenta ai miei passi, alle mie scelte. Si è aperta così la strada del pensiero speculativo, della filosofia, non avvicinata in modo sistematico ma sbocconcellata seguendo tracce e direzioni di volta in volta indotte dall’esperienza.
La conoscenza diretta portata dall’esperienza è diventata sempre più la bussola interna ed esterna che mi ha permesso di districarmi nei meandri di pensieri e narrazioni in cui ciò che certamente veniva perduto era il criterio di verità, poiché chiunque possedesse un discreto bagaglio di abilità era in grado di affermare qualunque cosa e il contrario di essa, portando prove a favore e contro. L’avvento massiccio dell’AI non ha fatto che confermare la necessità di individuare un fondamento di riferimento su cui basare un percorso di pensiero e questo è per me l’esperienza interiore che ho potuto attingere grazie a felici incontri.
Proprio alla luce di questa esperienza si è fatta man mano strada la consapevolezza della necessità di ripensare il nostro modo di concepire ciò che chiamiamo “materia” e “corpo”, che sono il luogo della nostra vita: l’idea che il corpo sia la prigione dell’anima, che la vita su questa terra sia un tempo di pena che ci verrà ripagato in un aldilà sperato, oppure che siamo frutto di un cieco caso (ma quanto logico e consequenziale!) che non ha criterio di bene o male e non ha altra psiche che la nostra, tutto questo dava alla vita un sapore amaro e triste, le toglieva senso, mentre la voglia, il desiderio, la gioia di esistere nonostante tutto scoppiavano dovunque e in circostanze incredibili e impensabili dentro il mio percorso di vita, solitario ma insieme ad altri.
La materia non è quindi una “brutta cosa”, l’infimo gradino dell’essere che anela a risalire ad un grado più alto, infelice finché non lo avrà raggiunto. Non è neppure ciò che gli esseri umani devono lavorare per renderla degna di condividere con loro l’esistenza prima di esserne crudelmente assorbiti.
La materia è una continua offerta di vita, inabitata dallo Spirito, con la quale dobbiamo ancora imparare a metterci in sintonia.
Questo approdo del pensiero scaturito dalla mia esperienza mi ha indotto a rileggere con altri occhi le narrazioni evangeliche, che di colpo mi sono apparse, nella loro scarna esiguità, assolutamente portatrici di verità: Gesù Cristo ci ha rivelato attraverso le sue parole, i suoi miracoli, la sua morte e resurrezione, il segreto di una vita salvata dall’insensatezza e dall’inganno di mete meschine o irraggiungibili. È questa la liberazione portata dal messaggio cristiano: la vita è tutto ciò che abbiamo ed in essa scegliamo la qualità della nostra esistenza, presente e futura. Non vi è un’altra vita aldilà di questa ed è questa vita che continuerà ad essere dopo il passaggio di ciò che chiamiamo “morte”.
Ogni pagina di Vangelo è diventata per me illuminante da questo punto di vista e mi induce a considerare come unici, assolutamente fondamentali, tutti i fatti che accadono e che continuamente mi chiedono delle scelte alla luce di questa rivelazione: vita e verità coincidono e le parole di Gesù ci permettono di discernere quali atti, quali decisioni ci permettono di gustarne il senso profondo.
Apriamo dunque di nuovo le pagine dei Vangeli, non come un racconto mitico o psicologico, ma come portatrici di una rivelazione fondamentale per ognuno di noi.
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