Immagin-azione
NO.FA.V.
Teresa era una brava traduttrice, anzi bravissima.
Aveva studiato quattro lingue e ogni quattro anni circa ne aggiungeva una nuova, in qualche modo collegata alle altre, perché si appassionava alle sue caratteristiche: riusciva a penetrarle tutte in modo tale che la sua scelta di costrutti e vocaboli rendeva sempre efficacemente ciò che l’autore intendeva esprimere.
Quando era più giovane, siccome le piaceva viaggiare, aveva tentato la strada della traduttrice simultanea in conferenze internazionali ma, la prima volta che si era trovata a dover tradurre le parole di un generale ad una conferenza su una guerra in atto, era successo il disastro. Sulle prime, quando l’uomo introduceva le sue argomentazioni era andato tutto quasi liscio; soltanto una leggera acidità si era fatta strada attraverso l’esofago su su fino alla faringe, così che la sua voce aveva iniziato ad essere incrinata e leggermente catarrosa. Si era schiarita la voce e aveva continuato ancora un po’, ma più il generale parlava più avanzava un senso di nausea incontenibile e lo stomaco aveva iniziato a dolere sempre più, finché, al momento di un’arringa del generale più convinta delle altre, un fiotto di vomito giallo e acido aveva ricoperto il microfono da cui partiva la traduzione, invadendo la sua postazione e diffondendosi sul pavimento. La conferenza era stata interrotta per dieci minuti, durante i quali la traduzione simultanea venne spostata su un’altra traduttrice disponibile, era intervenuta la squadra addetta all’igiene che aveva pulito tutto in un battibaleno e Teresa era stata licenziata seduta stante: fine carriera.
Aveva quindi provato presso altre agenzie di traduzione simultanea che si occupavano di altri contesti: tutto funzionava per un po’, ma a un certo punto, in un momento cruciale del lavoro, il vomito usciva inarrestabile.
Certo, Teresa aveva sempre avuto qualche problema ma ora si era accorta che il suo stomaco aveva vita propria e agiva indipendentemente da lei in alcune occasioni particolari. Teresa lo aveva studiato, aveva analizzato le diverse sequenze dei momenti in cui era stata così male da non poter resistere, aveva anche riascoltato le registrazioni delle conferenze in cui il fattaccio era successo ed era arrivata ad una conclusione indubitabile: il suo stomaco non sopportava le bugie.
Quando si trattava di piccole menzogne quotidiane, che servivano solo per scansare qualche modesto inghippo, l’intestino mandava dei brevi segnali di fastidio; se la mancanza di verità si mostrava come un raggiro di piccola entità, sentiva un colpo di nausea salire nella gola e a volte riusciva a ricacciarla giù; se invece la falsità era un’impostura grave, che rischiava di danneggiare qualcuno, il suo stomaco reagiva con un rigurgito irrefrenabile e continuato finché non si era liberato di tutto il suo contenuto.
Teresa aveva dovuto rassegnarsi a lavorare per conto proprio: aveva costituito una società formata solo da lei con la sigla NO.FA.V., un acronimo che lei giustificava con i suoi clienti dicendo che significava Nobile Famiglia Virzi, il suo cognome vero, mentre in realtà significava NON FATEMI VOMITARE. Svolgeva tutto tramite Internet: le commissioni le arrivavano sul computer e così i pagamenti; in questo modo non aveva necessità di incontrare le persone e se il suo stomaco decideva che qualcosa non andava poteva tranquillamente andare in bagno, liberarsi e tornare a lavorare. Naturalmente non poteva stressare troppo lo stomaco, così cercava di stare attenta e di capire se le richieste che le venivano fatte avrebbero potuto crearle dei problemi. Di solito tradurre i cataloghi di prodotti non scatenava difficoltà, mentre non era lo stesso con le frasi delle pubblicità che, appena lette, se non corrispondevano al prodotto effettivamente proposto, sollecitavano il suo stomaco secondo le ormai conosciute modalità.
Con i libri di geografia, di cucina, di arte o i manuali di fai-da-te generalmente andava sempre tutto bene; diverso era il discorso con i libri di storia filosofia teologia sociologia e simili: c’erano volte in cui l’intestino si stringeva come in una morsa, provocandole dei dolori lancinanti, oppure il diaframma cominciava a contrarsi insieme ai muscoli addominali spingendo il contenuto dei visceri dal basso verso l’alto finché il tutto si concludeva dentro una vaschetta appositamente predisposta vicino al computer. Di solito, quando doveva affrontare la traduzione di testi del genere, si premuniva con una colazione leggera seguita da una breve passeggiata per alleggerire la digestione, e poi si metteva al lavoro.
Anche certe relazioni di Commissioni incaricate di studi o indagini di settore le facevano le stesso effetto, però la fatica era minore perché i testi erano più brevi.
Le poesie di solito non le davano fastidi importanti, solo ogni tanto un po’ di acidità, mentre i romanzi a volte proprio non riusciva a sopportarli. Sperava coi libri fantasy o di fantascienza di potersi muovere agevolmente, perché in fondo, eh, la fantasia non è fandonia, è costruzione irreale ma non inganno; purtroppo però non era sempre così, perché vi erano in alcuni testi dei messaggi nascosti, criptati, che il suo stomaco non digeriva per niente e allora: alé, vomitata!
Comunque ormai si era organizzata abbastanza bene; aveva anche trovato un compagno, David, attraverso i social. Sì, perché lei non era l’unica ad avere uno stomaco che ragionava per conto suo: non erano molti ma ce n’erano altri come lei nel mondo. Li aveva trovati quasi per caso una sera che era proprio depressa e si era chiesta:«Possibile che solo io abbia questo problema?», e così aveva passato la notte sul computer a cercare tutto il possibile intorno a bugia menzogna falsità inganno fandonia impostura simulazione e compagnia bella, collegati a digestione stomaco emesi acido gastrico peristalsi scialorrea intestino e simili.
Verso le tre del mattino era spuntato in Inghilterra uno sparuto gruppo raccolto sotto il nominativo “Stodgy Lies”, Bugie Indigeste, con cui aveva cominciato a chattare quasi ogni giorno. Si scambiavano informazioni esperienze opinioni e a un certo punto avevano deciso di incontrarsi tutti a Londra: era stato un momento magico, una quarantina di persone provenienti da tutto il mondo e il cui modo di stare insieme non poteva che essere assolutamente sincero, pena un malessere più o meno grande dei componenti! Così aveva conosciuto David e si erano piaciuti al primo sguardo; da lì pensare di vivere insieme era stato un passo facile e breve. Erano ormai insieme da qualche anno e ultimamente David, che faceva l’illustratore di libri per bambini, l’aveva avvisata che sempre più bambini mostravano problemi di digestione e malesseri relativi all’apparato digerente. Chiesero al loro gruppo se anche in altri parti del mondo stesse succedendo lo stesso e, sì, i casi erano in aumento ovunque. Ne parlavano i giornali, le televisioni, si confezionavano trasmissioni apposite frequentate da grandi luminari della medicina per trovare rimedi adatti, ma pareva che nulla funzionasse: i bambini stavano male di stomaco, vomitavano spesso. Dopo aver ascoltato l’ennesimo inutile programma Teresa e David lanciarono un messaggio al loro gruppo: «Usciamo allo scoperto!». Ci furono dubbi e titubanze ma alla fine tutti si convinsero: non potevano lasciare soffrire i bambini in questo modo! Da soli o in piccoli gruppi tutti i componenti del “Stodgy Lies” prepararono dei reel in cui raccontavano la loro vita, i loro problemi, la loro sofferenza a contatto con le bugie; Teresa e David prepararono manifesti in tutte le lingue che distribuirono in numerose grandi città e un libriccino illustrato in cui David mostrava con disegni molto efficaci le conseguenze delle menzogne sugli stomaci indipendenti.
Fu una specie di rivoluzione: iniziarono ad arrivare al gruppo messaggi da ogni parte del mondo di persone che volevano aderire e si formarono in tutte le nazioni associazioni contro le bugie. Sotto la bandiera NO.FA.V., il cui esatto acronimo era stato rivelato, si raccolsero migliaia di persone, così che la loro voce era ascoltata anche nei media più conosciuti. L’ unica regola da seguire era apparentemente semplice: «Devi sempre cercare e dire la verità!»; in realtà si era persa l’abitudine ad essere sinceri e pareva normale raccontare frottole, far finta di crederci e agire di conseguenza: solo che lo stomaco, da un certo punto in poi, aveva deciso di ribellarsi e lo aveva fatto nel modo più plateale possibile, così che non ci fossero dubbi su come la intendeva; agiva per conto suo, nei modi e momenti più impensati e anche imbarazzanti, così che si era stati costretti a tenerne conto. Teresa, con David e i loro amici, aveva dovuto preparare dei piccoli corsi per far capire come mettere d’accordo lo stomaco con pensieri e parole, e piano piano si stava diffondendo un diverso modo di stare al mondo, in accordo con se stessi, col proprio stomaco in particolare. Fatto sta che l’Educazione alla verità divenne uno degli obiettivi fondamentali che tutti i gruppi NO.FA.V. perseguivano, ottenendo notevoli risultati sia nella vita quotidiana delle famiglie, sia nelle scuole e nei luoghi di lavoro. E questo non andava bene a molti, per cui ci furono dimostrazioni e sommosse contro i NO.FA.V., capitanate da chi voleva manipolare le persone a suo piacimento senza essere scoperto. Ma di fatto la sindrome da allergia alle bugie si andava diffondendo in tutto il pianeta, e alla fine erano proprio i più accaniti nemici della verità che stavano peggio e venivano ricoverati in gravi condizioni. Qualcuno lanciò ai componenti del gruppo originario, “Stodgy Lies”, l’accusa di avere diffuso questo grave virus e vennero loro intentati dei processi interminabili. Si cercò anche di ucciderli in incidenti costruiti ad arte, ma le persone che stavano meglio dopo aver compreso la parola d’ordine del gruppo: «Le bugie sono veleno!», attiravano nel movimento familiari parenti e amici così che i NO.FA.V. si diffondevano a macchia d’olio. Certo, avevano molti nemici, i loro siti vennero danneggiati e manipolati dai Servizi Segreti e alcuni scienziati analizzarono il DNA di bambini con questa sindrome per cercare un valido antidoto.
Ma non poterono nulla, perché in realtà non c’era nulla da scoprire o trovare: semplicemente lo stomaco ragionava in autonomia e “sentiva” le frottole, qualsiasi forma o colore avessero, reagendo in modo adeguato ad ogni fandonia.
E quindi non restava altro da fare: l’unica vera cura era essere sinceri.
da BIRKAMA' E ALTRE PCCOLE UTOPIE di Loredana Amalia Ceccon
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